Domenica 11 ottobre si è svolta la decima edizione di Io non rischio, la campagna nazionale di comunicazione dedicata alle buone pratiche di protezione civile e alla prevenzione su tre rischi specifici: terremoto, alluvione e maremoto. Questa edizione si è svolta solamente in modalità virtuale, a causa dell’emergenza sanitaria in corso, per un totale di 465 eventi online, 383 comuni coinvolti e ben 598 organizzazioni di volontariato scese nella piazza social per incontrare e dibattere con i cittadini sui temi della campagna.

La forza dei social network

Ho molto apprezzato la scelta di non cancellare questa edizione e di trasformarla in una versione social. Le associazioni hanno accettato questa sfida, non si sono fatte spaventare dal mezzo digitale e si sono messe alla prova dando vita a contenuti di valore e soprattutto molto creativi sui temi di Io Non Rischio. Nella giornata di domenica, sia su Twitter che su Facebook, ho visto e ho potuto interagire con tantissimi prodotti su Io Non Rischio. La mia bolla social è già molto orientata verso i temi e i profili che parlano di protezione civile e forse questo può influenzare la mia percezione dei risultati ma l’hashtag #iononrischio2020 è stato nei trend topic di Twitter e alcuni post su Facebook, che ho avuto modo di intercettare, hanno ricevuto tante interazioni e questo mi fa ben sperare.

La potenza dei social network la conosciamo tutti, grazie alle condivisioni e alle interazioni su questi strumenti, possiamo raggiungere esponenzialmente tantissime persone, molte di più di quelle che incontriamo e con cui possiamo parlare durante una classica domenica di Io Non Rischio nella piazza fisica. Dobbiamo, però, tenere conto che la soglia di attenzione sui social è, spesso, di pochi secondi. Siamo dei piccoli pesci rossi che nuotiamo nel mare magnum di notizie e informazioni che circolano su Facebook. È toccata la stessa sorte ai contenuti social di Io Non Rischio? Forse sì, ma questo non deve portarci ad arrenderci. Anzi, affrontare i temi legati alla prevenzione durante tutto l’anno, e non solo in momenti spot, può essere una via per abituare gli utenti a questo tipo di informazioni e stabilire una relazione di fiducia con gli utenti e la pagina dell’associazione. Proviamo a replicare il percorso fatto con le allerte meteo, ora sempre più rilanciate sia dagli organi di stampa che dagli enti di protezione civile e organizzazioni di volontariato sui social, anche per gli altri rischi e forse, piano piano, riusciremo a creare un canale preferenziale per la comunicazione di prevenzione su Facebook e sui principali social network.

Ampliare i rischi della campagna?

Oltre al dubbio su quante persone abbiano assimilato le informazioni dopo essere state raggiunte dai post su Facebook durante la campagna si aggiungono altre domane. Come mai nell’anno della pandemia non si è usata questa occasione per fare prevenzione su altri tipi di rischi? La campagna Io Non Rischio nasce per fare prevenzione sul rischio sismico a cui poi si sono aggiunti l’alluvione e il maremoto e, dallo scorso anno, il rischio vulcanico grazie all’esercitazione dei Campi Flegrei. Ecco, l’edizione di quest’anno poteva essere una sorta di test per ampliare la panoramica dei rischi da approfondire facendo leva sulla pandemia, ma forse a causa dell’impegno su più fronti legato proprio all’emergenza sanitaria in corso non ha permesso di lavorare e introdurre nuovi rischi, come il rischio incendi. Mi auguro che dal prossimo anno si possa lavorare ad ampliare la campagna integrando sia altri rischi che rendendo stabile le attività nella piazza virtuale oltre quella fisica.

Il percorso di formazione

Per diventare comunicatori Io Non Rischio, i volontari delle associazioni che hanno aderito alla campagna devono seguire un corso di formazione. Per questa edizione i corsi sono stati svolti in modalità online e a distanza, in più il programma è stato arricchito con dei moduli sulla comunicazione digitale e sui social network che sono stati introdotti per far fronte a questa nuova modalità.

Facciamo un passo indietro. Il corso di formazione è svolto dai formatori Io Non Rischio, anch’essi volontari di protezione civile, appositamente selezionati e formati su tutti gli aspetti della campagna. I volontari formatori hanno il compito di organizzare e realizzare la formazione a cascata con i volontari delle diverse organizzazioni di volontariato che partecipano alla campagna. Per facilitare il tutto, ai volontari formatori viene fornito un kit con i materiali e le slide da utilizzare. In vista della comunicazione digitale, i volontari formatori hanno seguito, anch’essi, una formazione specifica sui temi della comunicazione digitale che hanno poi riportato ai volontari che aspiravano a diventare comunicatori Io Non Rischio.

Quest’anno, per la prima volta, ho partecipato con la mia associazione alla campagna Io Non Rischio e ho seguito tutto il corso di formazione che ha approfondito i temi legati alla campagna, al rischio alluvione (scelto al momento dell’iscrizione) e anche tutti gli aspetti relativi ai social network e alla gestione della piazza digitale. Il corso è stato veramente interessante e mi ha permesso di ampliare le mie conoscenze su questi temi. I volontari formatori ci hanno messo tantissimo impegno, soprattutto quando sono stati affrontati i moduli sui social network e la piazza digitale. Lo sforzo è stato veramente grande, sia nel trattare questi temi che nel rispondere alle più variegate domande che venivano poste dai volontari.

Se veramente dal prossimo anno, dopo questa sperimentazione, ci sarà la volontà di mantenere il formato digitale oltre alla piazza fisica credo che andrebbero ripensati i moduli sulla comunicazione digitale, trasformandoli per esempio in un video registrato o in un webinar realizzato da un comunicatore. È logico che nel tempo che abbiamo avuto a disposizione durante il corso di formazione non era possibile trattare, se non superficialmente, questi temi e dare tutti gli strumenti e le informazioni necessarie ai volontari che, spesso, sono al primo approccio con i social network o che comunque sono in difficoltà se parliamo di Insights, Business Manager, engagement e di piani di comunicazione. Forse, se questa parte digitale diventerà stabile con chiari obiettivi da raggiungere sarà necessario il supporto di precise professionalità, proprio per dare ulteriormente valore ai social network e a questa modalità digitale.

Le iniziative messe in campo da Regione Toscana

Proprio per supportare i volontari formatori in questa “conversione social” e le associazioni nella realizzazione di questa campagna di comunicazione. le Regioni hanno predisposto ulteriori strumenti e approfondimenti dedicati ai social network. Il caso che ho avuto modo di seguire direttamente è quello di Regione Toscana che ha attivato una collaborazione con l’azienda per cui lavoro, Fondazione Sistema Toscana. Grazie a questa collaborazione abbiamo creato un percorso rivolto alle associazioni di volontariato sui social network per dare così risposta a tutte le domande, dubbi e difficoltà che le associazioni stavano riscontrando in questo percorso di avvicinamento. Inizialmente abbiamo realizzato una formazione di due ore rivolta ai volontari formatori di Io Non Rischio, a questo si è aggiunto un appuntamento settimanale di due ore, che abbiamo ripetuto per tre volte nelle settimane di avvicinamento all’11 ottobre, dove i referenti di piazza o i volontari individuati dalle associazioni per la gestione dei social potevano fare domande, presentarci i progetti o illustrarci i dubbi che avevano sui social network e sulla strategia che avevano messo a punto.

A questo si sono aggiunti dei video tutorial, un gruppo Facebook, un gruppo e un canale Telegram per rispondere anche qui a domande e dubbi, oltre a diffondere le linee operative. Quindici giorni prima dell’evento, Regione Toscana ha organizzato un convegno online, dove hanno partecipato sia il Dipartimento della Protezione Civile con Rita Sicoli che INGV, per ribadire alcuni concetti chiave della campagna e tirare ulteriormente le fila.

Per quanto riguarda la formazione dei volontari questa è stata fatta a distanza sfruttando Moodle, tra la fine di agosto e il mese di settembre. Per dare l’opportunità ai volontari di recuperare le lezioni perse e completare il percorso di formazione obbligatorio per partecipare a Io Non Rischio, Regione Toscana ha creato un corso specifico su Io Non Rischio sulla piattaforma per la formazione a distanza regionale, TRIO, dove sono stati replicati i moduli della formazioni in DAD e aggiunti ulteriori approfondimenti come un modulo dedicato ai social network, con informazioni pratiche per la programmazione dei contenuti, la creazione di un evento, la gestione dei commenti e molto altro. A questo si è aggiunto un percorso di formazione specifico rivolto agli enti locali, che sono stati coinvolti fin da subito nella campagna e hanno supportato le associazioni in questa iniziativa digitale.

Infine, per dare una base di partenza alle associazioni e arricchire ulteriormente il piano editoriale, abbiamo creato dei video che l’11 ottobre sono stati pubblicati sui canali social di Regione Toscana e messi a disposizione per la condivisione delle associazioni che hanno aderito alla campagna. Questi video riguardavano una parte iniziale di saluti da parte di Paolo Masetti, sindaco di Montelupo Fiorentino e referente Anci Toscana per la protezione civile, una spiegazione sul sistema di allertamento regionale con Bernardo Mazzanti, dirigente del settore protezione civile di Regione Toscana, Casa Sicura, l’unico esempio in Italia dedicato alla conoscenza dei rischi domestici e del rischio sismico gestito dai volontari dell’Associazione Nazionale dei Vigili del Fuoco di Pistoia e un approfondimento sul terremoto della Garfagnana e Lunigiana del 1919 a cura di Filippo Bernardini, sismologo di INGV.

E voi, avete seguito questa edizione di Io Non Rischio?

Se siete un ente o un formatore e volete raccontarmi il vostro punto di vista non esitate a contattarmi.