Il volontariato sarà al centro dell’incontro dal titolo “Prepararsi ad essere il volontariato organizzato di protezione civile”, promosso da Dipartimento della Protezione Civile in occasione della Settimana Nazionale, in programma sabato 16 ottobre a Roma. Per capire lo “stato di salute” del volontariato e quali sono i prossimi passi ho intervistato Filomena Papa, responsabile Servizio Volontariato del Dipartimento della Protezione Civile, insieme a Stefano Vallari, funzionario del Dipartimento della Protezione Civile che si occupa della campagna Io Non Rischio.
Ci troviamo in un momento di ripartenza per il volontariato, impegnato negli ultimi 18 mesi nei tanti servizi legati alla pandemia e che ora torna a quelle attività quotidiane di preparazione e prevenzione.
Il punto è proprio questo, tendenzialmente si pensa al volontariato come ad una risorsa da impiegare soprattutto nella fase di emergenza. In un primo momento si è pensato che il Covid fosse solo una emergenza sanitaria, in realtà ha avuto un forte impatto sulla società e i territori e quando un’emergenza impatta la comunità diventa un problema di protezione civile. L’impiego del volontariato nell’emergenza Covid nasce proprio all’interno di questo contesto. Emergenza Covid ci ha anche consentito di riflettere e passare da un principio di sussidiarietà ad un concetto di resilienza, con una emergenza che ha colpito tutto il territorio nazionale, questo ha determinato che i territori trovassero la capacità di reazione all’interno dei territori stessi. Per questo il volontariato radicato a livello territoriale è stato una risorsa importante al punto tale che probabilmente si è andato forse un po’ snaturando quella che è la peculiarità del volontariato organizzato di protezione civile, utilizzando questa risorsa per qualunque attività.
Come sarà il volontariato del prossimo futuro?
Ci troviamo in un momento di riflessione su quale sarà il volontariato del 2030. Andremo ad amplificare questa connotazione di tipo generalista o ci proietteremo verso specializzazioni un po’ più spinte di questo volontariato? Certamente dobbiamo ricondurre e potenziare una visione del volontariato che guardi al volontario non solo come risorsa in emergenza ma come risorsa quotidiana a fianco del cittadino e delle istituzioni in tutta una serie di attività che sono di preparazione e pianificazione dell’emergenza.
In questo percorso si inserisce l’iniziativa del 16 ottobre?
Sì, ci è stato chiesto di organizzare questa giornata del volontariato e abbiamo cercato di far ruotare il tema proprio sull’aspetto della preparazione e pianificazione del volontariato di protezione civile non solo come risorsa in emergenza ma anche e soprattutto come risorsa da utilizzare in attività quotidiane di prevenzione di tutela del territorio e di supporto alle istituzioni e alla pianificazione di emergenza.
Temi e attività che sono al centro del Codice della protezione civile.
Il Codice della protezione civile andava in questa direzione tant’è che l’articolo 38 stabilisce la partecipazione del volontariato organizzato alla pianificazione di protezione civile. Ed è proprio alla visione introdotta dal Codice che vogliamo ricondurre il volontariato.
Nell’iniziativa di sabato si parlerà anche di formazione, preparazione e addestramento dei volontari. Temi che sono anche al centro della campagna Io Non Rischio che, il prossimo 24 ottobre, tornerà nelle piazze italiane.
Chi vede la campagna Io Non Rischio vede i gazebo in piazza e in altri eventi che si collocano nell’arco di un anno ma non ha consapevolezza del lavoro enorme che c’è dietro sia di organizzazione sia di formazione su cui investiamo tanto. È una formazione a cascata che prevede la formazione continua dei formatori, che noi curiamo come fossero delle perle preziose, e a cui forniamo gli strumenti necessari per poter formare, a loro volta, i comunicatori che sono poi quelli che rappresentano il front end con le piazze.
La campagna ha infatti al centro i volontari
Io Non Rischio, arrivata alla sua 11° edizione, nasce per sensibilizzare i cittadini sulla prevenzione dei rischi ed è una campagna che si fonda sul contributo dei volontari. Il cittadino parla con il volontario che poi non è altro che un cittadino con la divisa del sistema e che è accanto ai cittadini per coinvolgerli sui temi dei rischi, dopo un percorso mirato di formazione.

Il Capo Dipartimento Fabrizio Curcio allo stand Io Non Rischio all’Earth Technology Expo (Foto Protezione Civile Regione Toscana)
Questa edizione vede la conferma delle piazze virtuali e il ritorno delle piazze fisiche
Durante la pandemia ci siamo confrontati con nuove sfide, vincendo resistenze che, se non ci fosse stata l’emergenza sanitaria, avremmo impiegato ancora più tempo a superare. L’anno scorso la campagna digitale è stata una necessità che ci ha consentito di sdoganare il concetto di una diffusione che si potesse fare anche sui social network. Quest’anno abbiamo voluto recuperare quanto di buono ci ha insegnato l’esperienza dell’anno scorso.
Tra le novità che vedremo ci sarà anche quella di una piazza centrale
Abbiamo voluto creare una integrazione tra la piazza fisica e la piazza digitale, non vogliamo più fare questa distinzione, sono tutte piazze Io Non Rischio con cui si comunica e si crea una relazione con il cittadino. Per questo abbiamo pensato che fosse importante creare un punto di raccordo e da qui è nata l’idea di organizzare questa piazza centrale al Dipartimento che rappresenti la sintesi di tutte queste esperienze.
Possiamo anticipare che tornerà il trekking urbano?
Sì, per noi ha un significato notevole, per questo abbiamo individuato una serie di luoghi simbolici con cui faremo dei collegamenti video proprio per comunicare i rischi attraverso la memoria storica.
Lo abbiamo definito trekking interurbano – ha aggiunto Stefano Vallari, funzionario del Dipartimento di Protezione Civile che segue Io Non Rischio – chiedendo ai volontari non solo di raccontare le località che conoscono ma identificando una serie di luoghi da cui registrare dei contributi video che trasmetteremo durante la diretta nazionale del 24 ottobre. La memoria storica non ha una durata infinita per questo vogliamo mantenerla viva con questo tipo di eventi. Il trekking urbano è stato creato dai volontari ed è una attività dinamica che ha avuto riscontri molto positivi sia dai partecipanti che dal volontariato.
Quali sono i numeri di questa undicesima edizione di Io Non Rischio?
Ogni piazza fisica avrà la sua piazza digitale, saranno così circa 200 piazze fisiche e 400 virtuali per un totale di 500 piazze Io Non Rischio. Quando abbiamo iniziato a progettare la campagna 2021 ovviamente non avevamo idea di come si sarebbe evoluta la situazione pandemica per questo non abbiamo voluto spingere molto su tantissime piazze fisiche perché non eravamo certi delle condizioni in cui ci saremmo trovati a gestirle.
Sono numeri importanti, segnale dell’entusiasmo con cui il volontariato si approccia a queste attività
Sì, la cosa bella sia dell’evento del 16 ottobre che di Io Non Rischio è proprio l’entusiasmo con il quale il mondo del volontariato organizzato ha risposto a queste iniziative. C’è una voglia enorme di riappropriarsi dei rapporti interpersonali e di tematiche che sono quelle che connotano questo settore. A pochi giorni dall’evento di sabato non siamo ancora riusciti a chiudere il programma perché, nonostante le scadenze e i tempi stretti con cui abbiamo richiesto i materiali, veniamo sommersi di contributi di elevata qualità.
Per Io Non Rischio la giornata del 24 ottobre non sarà un punto di arrivo
Il nostro sogno è avere la campagna Io Non Rischio in qualunque attività del volontariato organizzato di protezione civile per comunicare il rischio nella maniera più capillare possibile, ha concluso Stefano Vallari.
L’evento “Prepararsi ad essere il volontariato organizzato di protezione civile” di sabato 16 ottobre sarà trasmesso in diretta streaming sul sito e sul canale YouTube del Dipartimento della Protezione Civile.
[Foto copertina: Facebook DPC]