Dopo due anni di stop a causa dell’emergenza pandemica, è pronto a tornare il Festival Internazionale del Giornalismo con una XVI edizione che si terrà da domani, 6 aprile, a domenica 10 nella città di Perugia.

Oltre 600 speaker arriveranno, da tutto il mondo, per dare vita a 240 incontri, tra tavole rotonde, interviste, workshop, presentazioni e spettacoli teatrali. Tanti i temi che saranno affrontati nel ricco programma del Festival. Il filo conduttore è certamente il giornalismo, ma attraverso testimonianze e competenze, si parlerà di crisi climatica, di infodemia, di pandemia, nuove tecnologie a supporto del giornalismo e, naturalmente, della guerra in corso e del ruolo dei tanti giornalisti sul campo.

Tutti gli incontri sono ad ingresso gratuito, per chi non potrà essere a Perugia, gli eventi saranno disponibili in streaming sul sito e sul canale YouTube del Festival oltre che on demand.

Ho provato a selezionarne alcuni incontri, ma vi rimando al sito del Festival Internazionale del Giornalismo per consultare il programma completo.

Cronache dal mondo capovolto: complottismo e pandemia – 17:00 – 18:00   mercoledì 6/04/2022 – Hotel Brufani – Sala Raffaello. Le teorie del complotto hanno accompagnato la pandemia di Covid-19 fin dall’inizio. Influencer cospirazionisti vecchi e nuovi hanno assunto una visibilità senza precedenti. Ma cosa spinge una persona a credere in una teoria del complotto? Quali sono i meccanismi psicologici del complottismo?

Come fare giornalismo di qualità sui vaccini? 12:00 – 13:00   giovedì 7/04/2022 – Sala delle Colonne, Palazzo Graziani. Cos’è il giornalismo di qualità sui vaccini? Per esempio, è sufficiente che un articolo faccia riferimento alle informazioni sui vaccini dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, o dovrebbero esserci anche citazioni da altre fonti affidabili? E come si possono identificare?

COVID-19: un’occasione per riformare il giornalismo o per decretarne la fine? 18:30 – 19:30   giovedì 7/04/2022 – Sala Brugnoli, Palazzo Cesaroni. All’epoca, il COVID è stato presentato come un potenziale evento estintivo per il giornalismo. Ma a due anni di distanza, mentre il COVID persiste, quali sono gli effetti a lungo termine e le opportunità che emergono? Questo evento così terribile può costituire un momento di riforma del giornalismo?

Dalla pandemia alla guerra: storie dei nostri tempi 18:30 – 19:30   venerdì 8/04/2022 – Auditorium San Francesco al Prato. Come raccontare il presente nel pieno dell’onda emotiva sanitaria e politica che ci ha travolti? Come dare un senso, in prospettiva, a questi ultimi anni, dove siamo passati dall’emergenza pandemica al pericolo di un conflitto mondiale, mentre le immagini dall’Ucraina invasa raggiungono gli schermi di televisori, computer e smartphone? Come interpretare i fatti quando tutto è frammentato nelle bolle, sociali e non solo, delle verità di parte? Cosa ci hanno lasciato intimamente questi anni?

Raccontare il cambiamento climatico visivamente 17:00 – 18:00   venerdì 8/04/2022 – Sala del Dottorato. Per decenni il cambiamento climatico è stato una storia su ciò che sarebbe successo. Ora non più. Oggi vediamo il cambiamento climatico manifestarsi in tutto il mondo – negli uragani e nei mega-incendi alimentati dal calore, nell’innalzamento dei mari che sommergono le coste, nelle malattie, nella deforestazione e nello sbiancamento dei coralli, nei migranti climatici. Nel panel, giornalisti multimediali discutono immagini e storie che secondo loro meglio “ritraggono” il cambiamento climatico, fornendo consigli su come usare le immagini per coinvolgere il pubblico in questa materia così difficile e complessa.

Comunicare la scienza: le sfide nell’era delle emergenze globali 18:30 – 19:30   0505 – Auditorium San Francesco al Prato. L’emergenza pandemica ha portato alla ribalta il concetto di “infodemia”. L’eccesso di informazione spesso non verificate che rende impossibile formarsi un’opinione precisa su tanti argomenti. Più della disinformazione dolosa, a contribuire all’infodemia è stato molto spesso il mondo della scienza e della divulgazione. Chi avrebbe dovuto trovare le parole più adatte, in particolare nei momenti più difficili, spesso non è stato all’altezza del ruolo. Le incertezze scientifiche, la comunicazione istituzionale contraddittoria od oscura, le polemiche e gli scontri tra addetti, i media a caccia di nemici facili (i “runner”, i “no mask”, i “no vax”) per alimentare narrative acchiappa clic: sono tutti fattori che anno contribuito ad alimentare il rumore di fondo, sospetti e sfiducia. Che cosa si sarebbe dovuto fare? Quale lezione possiamo imparare, sul piano della comunicazione scientifica, dagli ultimi due anni?

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